«Sto arrivando», le disse con una voce calda e un tono vagamente enigmatico.
Ogni sua parola le procurava un fremito. Avvertì un dolce languore strisciarle sotto pelle e una sensazione di calore si impossessò di lei. Lo voleva, Dio come lo voleva! Era dalla mattina che giocavano a stuzzicarsi. Lo facevano sempre, ogni volta che potevano, rubando gli attimi al tempo loro concesso. Messaggi sensuali, provocazioni, allusioni, sempre velatamente erotici, quanto bastava ad accendere la fantasia e a rendere l’attesa deliziosamente straziante.
Sentì suonare alla porta e andò ad aprire con il cuore in tumulto.
L’uomo entrò nella stanza e la fissò con uno sguardo malizioso ed eccitato, poi la osservò dalla testa ai piedi con lentezza esasperante. Notò il lieve rossore sulle guance e le labbra appena dischiuse e il respiro di lei, lievemente ansimante. Si soffermò sulla scollatura della camicetta di seta color avorio, su quei seni che premevano contro la stoffa, già eccitati. Scese sui fianchi, fasciati da una semplice gonna nera, e immaginò il reggicalze sotto il tessuto leggero. Scivolò lungo le gambe, indugiando a lungo. Gli bastava pensarla per impazzire, era stregato da quella donna. Il membro già turgido iniziò a spingere prepotente nei pantaloni, pregustando quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Avrebbe voluto prenderla subito, ma scansò con forza quel pensiero. Si avvicinò e la baciò. Un bacio avido e profondo.
Lei rispose al bacio con passione, pronta a darsi a lui. Dopo qualche istante lui si scostò ed estrasse qualcosa dalla tasca. Una striscia di seta nera. E mentre gliela annodava lasciandola al buio, lei udì la sua voce arrochita dal desiderio sussurrarle in un orecchio: «Stasera è per te piccola. Per te sola. Voglio farti godere oltre ogni limite».
E a quelle parole sentì il piacere bagnarla e iniziare a scivolare fra le gambe.
©Elisabetta Barbara De Sanctis/2014