I giorni dell’abbandono di Elena Ferrante
Qualche giorno fa ho terminato I giorni dell’abbandono di Elena Ferrante e ho lasciato decantare per un po’ le sensazioni intense suscitate dalla lettura di questo romanzo prima di scrivere le mie impressioni.
Trama
Una donna ancora giovane, serena e appagata ma certamente tutt’altro che ripiegata nel cerchio sicuro della famiglia (il marito, due figli, un cane) viene gettata in un gorgo scuro e antico dall’improvviso abbandono del marito .
Un archetipo del passato la risucchia nel cerchio chiuso di una tragedia in cui i fantasmi dell’infanzia e il ricordo genetico del destino femminile si impossessano del presente, la scuotono e la rinchiudono in una alienata e intermittente percezione di sé, fino a obbligarla a percorrere tutte le tappe di una discesa infernale in se stessa.
È un precipizio che sembra non volerla più restituire all’ordine, alla vita, alla serenità di un tempo in apparenza lontanissimo e irrecuperabile.
A partire da un bel mattino d’aprile, tra le pareti della casa nella quale ogni gesto è programmato e intonato all’ideale di ordine e compostezza che riflette lo spirito più riconoscibile della città di Torino, dopo il breve colloquio con il marito, appena una scarna comunicazione, Olga comincia il suo lavoro di abbandonata.
Nel romanzo di Elena Ferrante, le stazioni della discesa nei vortici più bui di sé si chiamano insonnia, distrazione, furia contro se stessa, astio contro tutto e tutti.
Una erinni inquieta e abitata che manda lampi bui fino alla superficie del linguaggio che si fa turpiloquio, oscenità. Nella casa si insediano attraverso Olga l’incuria, e più giù ancora la dissociazione, il caos, l’ostilità anche verso i figli e l’impazienza verso il cane di casa, lascito del marito.
Le mie considerazioni
Difficile, sempre difficile esprimere un parere su questa autrice che amo molto. La sua scrittura è graffiante, torbida, evocativa e dietro ogni sua parola si celano immagini che colpiscono. Immagini pregne di odori, di rumori e di sensazioni che ti si stampano addosso.
Ne I giorni dell’abbandono a tratti sono rimasta sconvolta anche dal linguaggio forte scelto dall’autrice per rimarcare alcuni passaggi, ma lo scopo credo fosse proprio quello. Qui non si tratta di entrare in empatia con una protagonista che a momenti diviene odiosa, una donna che più volte sono stata tentata di prendere a schiaffi. Quella è la maestria di Elena Ferrante: farci vivere un dolore, un incupimento, un imbruttimento che rifiutiamo, che non possiamo accettare, ma che può attendere ognuna di noi dietro l’angolo.
Olga racconta di quando, da giovane, pensava con disprezzo a figure femminili della letteratura (e della vita reale) capaci di annullare se stesse solo per la perdita di un amore. Eppure è quello che le accade quando il marito la lascia per una ragazzina.
Olga smarrisce se stessa e, che lo vogliamo o no, ci trascina nel suo abisso e non ci permette di uscirne. Potrebbe sembrare assurdo che una donna possa passare dalla compostezza alla volgarità più bassa, arrivando a provare fastidio per i suoi stessi figli. Ma Elena Ferrante mette a nudo sentimenti veri, senza ipocrisie, senza falsi moralismi e anche in questo è, a mio parere, la sua grandezza.
Quando una donna smarrisce se stessa
Perché Olga non ha solo subito l’affronto di un tradimento e il dolore di un abbandono. Il tradimento vero è quello che lei ha inflitto a se stessa, l’abbandono più straziante è solo il frutto di ciò che, inconsapevolmente, ha deciso senza prendere nessuna decisione. Ha lasciato che il suo centro diventasse un uomo, si è adattata a lui, alle convenzioni, alle aspettative quietamente, come dice lei stessa. Si è smarrita molto tempo prima, senza rendersene conto e la presa di coscienza è dolorosa, straziante, distruttiva.
Dovevo strapparmi il dolore della memoria, dovevo scartavetrare i graffi che mi guastavano il cervello.
Elena Ferrante – I giorni dell’abbandono
Olga non incarna quello che vorremmo essere, ma quello che crediamo di non poter mai essere. Ci toglie le illusioni. Ci prepara. Prima che a farlo possa essere la vita.
I giorni dell’abbandono di Elena Ferrante – Edizioni E/O.
Una lettura che consiglio a chi non ha timore dell’ombra che ci osserva rannicchiata dall’angolo più buio della nostra anima.