social per scrittori

Social per scrittori: Facebook sì? Ma come?

 

Social per scrittori: quanto sono importanti? Tantissimo! Il mondo è social, tutte le generazioni sono ormai social e, quale che sia il nostro lavoro o il nostro passatempo, i social ci permettono di entrare in contatto con il mondo intero. Con un click. Bello, no? Qualcosa di inimmaginabile fino a poco tempo fa, una svolta epocale nella comunicazione e rapida, così rapida che a molti ha fatto un effetto a dir poco strano, in molti sensi, ma non è questo l’aspetto che voglio considerare. D’altronde amo essere positiva e carpire da ogni mezzo la massima utilità. Perché è di un mezzo che stiamo parlando.

Perché questo articolo?

 

Eh, lo so. In questo momento sul tuo viso si è dipinta una smorfia che la dice lunga e nel tuo cervello (perché probabilmente sei in ufficio e non puoi parlare ad alta voce o tutti capiscono che sei su Facebook e non stai producendo) sta passando un cartellone con una scritta a caratteri cubitali e fluorescenti: “Ma questa adesso chi è? Che titoli ha per parlare? Chi si crede di essere?”. Ti vedo, sai? 😉

Tranquillo (o tranquilla). Lungi da me il voler scrivere un articolo serioso e accademico. Sono solo una persona che ama scrivere e che sta sui social, soprattutto per promuovere ciò che scrive e che qualche anno fa ha sostituito la carta con una pagina internet. Mi piace dire la mia, tanto dall’altra parte si può leggere o meno. Lo scopo principale è quello della condivisione di esperienze, perché così si cresce e io ho sempre voglia di imparare.

Ma (e certo che c’è un ma!) l’intento è anche quello di dare voce non solo a me stessa, ma anche a tutti i miei contatti e mi riferisco in particolare a quelli che hanno a che fare soprattutto con autori esordienti ed emergenti.  Persone che amano i libri e a cui piace (vivaddio!) circondarsi di scrittori, leggerli, spesso recensirli, seguirli, a volte sognando persino che quello scrittore o quella scrittrice diventino famosi per poter dire: “Lo sapevo! L’avevo intuito”. E questo in un Paese in cui non si legge.

Bellissimo. Meraviglioso.

Ma…

 

Ma. E veniamo a questo “ma”. Perché ogni giorno, scorrendo la home page di Facebook, c’è la litania delle lamentele e in mezzo alla fiera ci sono pure le mie. Persone che, esattamente come me, ogni giorno sbraitano sul profilo Facebook (è il social in cui sono più presente) implorando pietà.

Perché non ce la fanno più.

Sono disperati.

Sono stressati.

E hanno ragione!

Perché ricevono richieste di amicizia in quantità industriale. Le accettano. E il 99,99% di questi nuovi “amici”, in un tempo variabile da 1 a 20 secondi, fa una di queste due cose:

  1. Li infila in uno o più gruppi senza chiederlo.
  2. Invia loro richiesta di like a un numero di pagine che va da 1 a ∞.

 

Il gruppo della sagra della pecora (ubriaca)

 

Ora, nel primo caso, ma avete idea del numero spropositato di notifiche che trovano se per caso si assentano da Facebook per dieci minuti? Non dieci anni. Non dieci mesi e nemmeno dieci giorni. Dieci piccoli, insignificanti, minuti. E il suono di quelle notifiche? E le cose che vogliono seguire e che non vedono più? Per non parlare del sugo bruciato perché l’hanno dimenticato sul fornello mentre stavano cercando di cancellarsi dalla razione giornaliera di gruppi indesiderati!

Che poi, per l’amor del cielo, alcuni possono essere anche utili e interessanti. Ma se Maria è vegetariana o vegana, mi spiegate in base a quale astruso criterio di marketing la infilate nel gruppo “Difendiamo gli arrosticini abruzzesi”? O al signore di Lampedusa, ditemi, gli pagate viaggio, vitto e alloggio per venire alla partita di calcetto scapoli contro ammogliati di Tarvisio?

Pandemia: like, like, like…

 

Ed eccomi alle richieste di like. A un numero di pagine che va da 1 a ∞.

Ora, premesso che ognuno è libero di fare ciò che gli pare e come gli pare, ma molti autori e autrici alle prime armi si trovano, pubblicato un libro (o più), davvero allo sbaraglio, soprattutto se usano poco i social o li usano per essere in contatto con amici e parenti. Perché, diciamocelo senza vergogna, voi li avete amici e parenti che leggono i libri che avete scritto?

Va be’, lasciamo stare i parenti, in tal caso la domanda può considerarsi retorica. Gli amici? Sì dai, qualcuno sì. Io almeno sì, soprattutto tra i cari compagni di liceo, ma ve lo dico subito: quelli non fanno testo. Hanno ancora caldo nelle membra e nella mente il ricordo della secchiona (la sottoscritta, ebbene sì) che soprattutto al triennio sfornava temi di Italiano lunghi non meno di dieci colonne.

Dai, con i libri che leggono gli amici ci prendo il cornetto al pistacchio (che adoro) insieme al caffè, vi pare poco?

 

La maledizione del tasto “invita”

 

E allora, come fa il povero autore a far sapere al mondo che ha scritto un libro? Come fa a farsi leggere? Gomito! Nel senso che sgomita. Cerca di farsi largo come può in un mondo in cui, se domani il Presidente del Consiglio dei ministri si svegliasse e decidesse di far approvare una nuova imposta destinata a tutti coloro che si azzardano anche solo a farsi venire in mente l’idea di pubblicare qualcosa, assisteremmo all’azzeramento del debito pubblico e le casse dello Stato si gonfierebbero al punto che ogni cittadino italiano si vedrebbe recapitare un bell’assegno a casa.

social per scrittori

Ho reso l’idea?

Insomma: siamo tanti. Tantissimi. E allora il povero autore che fa? Cerca disperatamente su internet e becca i soliti articoli in cui gli si dice che fare spam selvaggio è cosa buona e giusta; che piazzare ovunque la pubblicità del proprio libro è carità cristiana; che chiedere amicizie a caso e invitarle subito sulla/e propria/e pagina/e (eh… anche su questo ci sarebbe da dire) è santo e misericordioso.

No. No e poi no.

 

Caz… Ehm, cavolate. Se non hai già “un giro” ampio, se non conosci le persone, se fino a ieri facevi l’avvocato o il panettiere o il calzolaio e nessuno sapeva nulla della tua passione per la scrittura, allora come autore sei, nel senso più proprio e pertinente e amorevole del termine, nessuno. Proprio nessuno.

Ma questa non è una cosa brutta o disdicevole. Non è un’offesa. “Nessuno” può essere niente o può tramutarsi in Ulisse e far sì che quel “Nessuno” apra la porta che conduce alla libertà.

SOCIALizziamo?

 

Quindi, caro autore, collega di sventura (perché se avessimo avuto un’altra passione la statistica avrebbe giocato a nostro favore), ti imploro, ti supplico, ti prego – citando l’immenso Massimo Troisi in Non ci resta che piangere

Con la faccia sotto i tuoi piedi, proprio il massimo, senza chiederti nemmeno di stare fermo, puoi muoverti!

davvero, non lo fare.

Non chiedere “l’amicizia” a caso. Non inviare richieste di like alle pagine senza neanche un saluto o un grazie per aver accettato la richiesta di contatto. Ognuno di noi di richieste così ne riceve tantissime. E se mi vieni a spammare il tuo libro in bacheca o via messaggio privato, aggravi la situazione, sappilo.

Interagisci.

Sei su un social, allora socializza!

Commenta qualcosa, sono un essere umano anche io, ho il mio ego, come tutti. Illudimi (ma devi essere bravo se fai finta) che mi hai chiesto il contatto perché IO interesso a te, fammi credere che non sono solo un numero, dammi un motivo perché prima o poi io mi incuriosisca e voglia sapere di più di quello che sei o che fai o che scrivi. D’altronde hai chiesto TU il contatto a ME e non viceversa.

Fatti notare, con garbo, con educazione, con eleganza.

Ma, soprattutto, sii te stesso.

Forse io non leggerò mai il tuo libro e tu non leggerai il mio. Ma saprò che esisti. Che sei un essere umano che vive e respira e coltiva i suoi sogni, come me. E forse potremo imparare qualcosa, qualunque cosa, l’uno dall’altra di questo percorso chiamato: VITA.

Con il cuore, sempre Elisabetta Barbara De Sanctis cuore

Elisabetta Barbara De Sanctis firma

Post scriptum

Sui social sono partita con un vantaggio: ho sempre amato scrivere, ma non avrei mai pensato di trovare il coraggio di pubblicare. Allora ho iniziato a farlo su internet pubblicando i miei scritti, solo per passione, per sfogo e la pagina è cresciuta senza che io mi ponessi nessun traguardo. E adoro passare del tempo sulla mia pagina autore o sul blog o sul mio Tumblr.

Quindi non sono partita da zero come autrice sul web, ma di mondo editoriale ti garantisco che non sapevo e non so granché. Però, se pensi che quel po’ di esperienza che ho accumulato ti possa essere d’aiuto, se hai visto la mia pagina su Facebook o il mio blog su Tumblr e vuoi che condivida con te quel po’ che so, scrivimi o commenta questo articolo e ne seguiranno altri.

E saremo tutti un po’ meno stressati 😉

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