San Valentino… controcorrente
“Controcorrente” forse ci sono nata visto che secondo il parere dei medici io non sarei proprio dovuta nascere e così
sono stata un miracolo, o forse solo una scocciatura per altri, comunque qualcosa di contrario, di opposto, ma già lì era tutta la mia tenacia e la voglia e il bisogno di credere in qualcosa, di lottare per qualcosa che, in fin dei conti, si può racchiudere in una parola di quattro semplici lettere che inizia con la “v” e termina con la “a”: vita. Termina? No, non termina, non è corretto. Si chiude, ma solo per ricominciare.
Lì, in quel mio essere controcorrente – e spesso indigesta – c’è l’obiettivo da cui guardo il mondo che oggi non è rosa e a forma di cuore, non ne ho bisogno, l’amore rende viva la mia vita ogni giorno. Oggi non posso evitare di pensare al “non amore”, a quello che spesso viene definito “amore malato”, ma che dell’amore non ha la sostanza e nemmeno la forma, quello in nome del quale ci si accontenta, ma che dell’amore ha solo il nome perché tale viene chiamato, eppure con l’amore nulla ha da spartire.
Forse è una frase trita e ritrita quella che “l’amore non ha bisogno di essere celebrato oggi con fiori, cioccolatini o gioielli”, eppure ancora alle bambine facciamo leggere Cenerentola, le spingiamo a credere e a confidare nel principe azzurro, mostriamo loro che una scarpetta ti può cambiare la vita. Poi ci stupiamo ancora se tante, troppe donne ancora se ne vanno in giro a cercare quella scarpetta, quelle parole, quell’amore che è stato mostrato loro come reale e finiscono per non riconoscere i segnali che invece dovrebbero farle fuggire, a piedi nudi che così si corre più veloci.
Quando ogni donna avrà imparato l’amore per se stessa, quando saprà che l’amore non uccide, non picchia, non umilia, non sottomette, non plagia, non rende inermi, ma forti, forti da sole e insieme, ecco, allora sì avrò qualcosa di bello per cui festeggiare.